"Tu, Signore, tu sei nostro padre, da sempre ti chiami nostro redentore. Perché, Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue vie e lasci indurire il nostro cuore, così che non ti tema? Ritorna per amore dei tuoi servi, per amore delle tribù, tua eredità ... Se tu squarciassi i cieli e scendessi…” (Is. 63,16-19).
Carissime sorelle,
“ Tu, Signore, tu sei nostro padre”( Is.63,16) è la prima parola con cui si apre il nuovo anno liturgico. In questa prima domenica di avvento: tempo di attesa, attesa di un incontro, dell’ incontro con il nostro Dio e Padre, che si rivela a noi quale Verbo incarnato nel piccolo Bambino di Betlemme, la preghiera del profeta Isaia, ancora una volta ci sorprende… “ Ritorna, Signore per amore dei tuoi servi”.( Is.63,17) Non siamo noi che, con le nostre forze, con i nostri meriti ritorniamo a Lui, ma è Lui che ci raggiunge là dove siamo… smarriti, paurosi, fragili, in un tempo così difficile, incerto, tempo di sofferenza e solitudine.
La pandemia ci ha rivelato una certa debolezza e fragilità della nostra vita, del nostro modo di pensare, di progettare e di agire. L’impotenza di fronte alla sofferenza fa vacillare la nostra debole fede e crescono l’angoscia e la paura di fronte al domani. Siamo consapevoli della drammaticità di questo momento storico, della complessità del nostro quotidiano convivere con un nemico invisibile e pericoloso.
Dobbiamo riprendere forza, la forza del Vangelo, rieducarci alla fiducia, ascoltando le grandi parole della fede e della speranza.
Accogliere la sfida della fede, della speranza, dell’amore ed incamminarci in questo tempo di Avvento, tempo di contemplazione silenziosa, fissando lo sguardo su Dio, sulla sua fedeltà che è più grande di ogni smarrimento, sul suo amore di Padre… ”Tu, sei nostro padre: noi siamo argilla e tu colui che ci dà forma, tutti siamo opera delle tue mani”.(Is.64,7)
“ Vieni Signore Gesù. Maranatha!” Iniziando così l’Avvento facciamo nostro il grido che è certezza di una presenza, speranza di una pienezza di vita con il Signore.
“Se tu squarciassi i cieli e scendessi…”(Is. 63,19) è una grande invocazione di speranza, l’invocazione di un dono che è già stato fatto. Gesù Cristo ha già squarciato i cieli ed è disceso in mezzo a noi perché nessuna situazione di disagio, di incertezza di peccato fosse senza uscita.
Tempo di avvento…tempo di “prossimità”: tutto si fa più vicino: il cielo alla terra, Dio a noi, noi agli altri, noi a noi stessi. Siamo chiamati oggi a vivere la “prossimità”, farci “prossimo” dei fratelli, avvicinarci, ridurre le distanze, metterci in ascolto paziente dell’altro, non importa se in “presenza” o attraverso quelle forme di comunicazione a “distanza” con le quali stiamo prendendo familiarità, l’importante è esserci e diffondere la speranza, virtù per eccellenza dell’avvento, che ci fa guardare con fiducia e coraggio al domani.
Avvento: tempo di un’ attesa che diventa vegliare… “ Vegliate!” (Mc. 13,37). Come sentinelle nella notte restiamo vigilanti nella fede, nella preghiera, attente a riconoscere i segni della venuta del Signore in tutte le circostanze e in tutti i momenti della vita.
“ Vieni, Signore Gesù, maranatha!”…Squarcia il cielo delle nostre notti e inonda della tua luce il nostro cammino.
Il Signore ci benedica
Suor Patrizia