Tutti sono invitati ad entrare nella dimora della liturgia, dove Gesù accoglie all’unica mensa del Pane e della Parola persone di età e condizioni diverse: i singoli e le famiglie, i piccoli e gli anziani, i giovani e gli adulti, i discepoli del tempo ordinario e gli ospiti delle celebrazioni straordinarie, i malati e i più sani, chi festeggia e chi e nel lutto, chi porta disabilita e chi li accompagna, chi conosce tutti e chi conosce nessuno, chi e nato in Italia e chi vi e arrivato dopo un lungo viaggio. Perché questo possa accadere, è necessario affinare un’arte celebrativa che miri a coinvolgere tutti nell’unico gesto comune, piuttosto che a coinvolgere soltanto alcuni nei diversi servizi da compiere. In questa attenzione ad una liturgia inclusiva non mancheranno attenzioni particolari, perché ciascuno possa sentirsi a casa nella dimora dell’Eucaristia.
In un tempo di crescente mobilità, dei fedeli e dei pastori, è evidente che questo cammino di preparazione e di formazione debba oltrepassare il livello parrocchiale e della singola comunità, alla ricerca di uno stile celebrativo condiviso e convincente. Perché questo accada è necessario attivare e rafforzare i cammini formativi e gli orientamenti pastorali a livello diocesano. Si tratta di riconoscere il legame intimo di ogni singola celebrazione con la liturgia presieduta dal vescovo della Chiesa locale.
Come ricorda il Concilio Vaticano II «il vescovo deve essere considerato come il grande sacerdote del suo gregge […]. Perciò bisogna che tutti diano la massima importanza alla vita liturgica della diocesi che si svolge intorno al vescovo» (SC 41). Non si tratta di identificare in modo assoluto nella celebrazione, che ha luogo nella chiesa cattedrale, il modello di ogni celebrazione e nella presidenza episcopale il modello di ogni presidenza liturgica, ma di ricercare e di affinare, nella vita liturgica -che si svolge intorno al vescovo e secondo le sue direttive - la proposta di una forma celebrativa sufficientemente coerente e condivisa.
La ricerca convinta di uno stile condiviso del celebrare rappresenta una delle esigenze più grandi dell’attuale momento ecclesiale, rispetto al quale l’uscita della nuova edizione del Messale può costituire un motivo di impegno e di rilancio della formazione liturgica.
don Franco Bartolino