Il Triduo Pasquale, con il suo esordio sacramentale nella Messa «Cena del Signore», costituisce il centro e il cuore di tutto l’Anno liturgico. È opportuno richiamare che il Triduo Pasquale non è una preparazione alla solennità di Pasqua, ma costituisce la celebrazione della Pasqua, distesa nei tre giorni «del Cristo crocifisso, sepolto e risorto» (Agostino).
Il Messale presenta il Triduo come un’unica grande celebrazione; ci dà infatti delle indicazioni rituali che non sono presenti in nessun altro momento dell’Anno liturgico: colui che presiede saluta l’assemblea all’inizio della Messa «Cena del Signore» e la congeda con la benedizione finale solo alla fine della celebrazione della Veglia Pasquale. La Messa «Cena del Signore» non si chiude con il congedo: l’assemblea si scioglie in silenzio.
Nel Venerdì Santo la “Celebrazione della Passione del Signore” inizia con la prostrazione, perciò senza riti di introduzione, e termina senza benedizione, nel silenzio.
La Veglia Pasquale inizia con il lucernario, senza segno di croce e senza saluto. Solo alla fine della Veglia ritorna la benedizione e il congedo dell’assemblea. E il modo rituale, indicato dal Messale, per invitare i credenti a confessare la fede nel Crocifisso Risorto: senza la Passione e la morte, la Risurrezione sarebbe un trionfo che non tocca il dramma della storia; senza la Risurrezione, la Croce sarebbe la fine di tutto.
Il Crocifisso, invece, con la sua morte fa morire la morte e con la Risurrezione ci fa passare verso la vita che non passa. Il Mistero pasquale e la celebrazione del nostro passaggio al Padre attraverso la passione di Gesù.
don Franco Bartolino