Abbiamo rivolto alcune domande a Sua Eccellenza Mons. Renatus Leonard Nkwande, vescovo di Bunda in Tanzania. E’ospite nella nostra comunità di Bagnoli dal 9 marzo u.s. e si tratterrà ancora qualche giorno. Nella sua diocesi l’associazione Africaintesta (www.africaintesta.it), con la quale stiamo collaborando, ha avviato la costruzione del “villaggio dei bambini”. Un villaggio che, appena sarà ultimato, accoglierà circa 60 bambini di cui alcuni orfani albini. Sarà per tutti loro luogo di crescita umana e cristiana; all’interno del villaggio sorgerà anche una scuola.
Da quanto tempo è vescovo di Bunda?
Sono vescovo di Bunda da 5 anni, dal 20 febbraio 2011. E’ una nuova diocesi nata dal territorio smembrato dall’Arcidiocesi di Mwanza e della Diocesi di Musoma. Alcune parrocchie della mia diocesi sono isole del lago Vittoria.
Come si vive in questa parte di Africa, la Tanzania? La zona della mia diocesi sta vicino al lago Vittoria, alcune parrocchie – come dicevo- sono costituite da isole; inoltre si trova vicino al parco Serengeti…Potrebbe essere uno dei luoghi molto ricchi, invece non è così, è molto, molto povera economicamente. Per quanto riguarda la vita sociale le famiglie sono ancora unite, anche se ci sono famiglie divise, disgregate anche qui.
Il governo sostiene questi luoghi di turismo? Si’, ma la mia diocesi è solo un luogo di passaggio dei turisti…c’è un’altra zona che ha sviluppato strutture di accoglienza, alberghi, che vive di questo turismo. Ma non si trova nella mia diocesi.
Come accoglie l’annuncio del Vangelo la gente della Tanzania? Il Vangelo trova una bella accoglienza C’è tanta gente che chiede di essere battezzata. Nella mia diocesi, che conta più un milione di abitanti, metà della popolazione sono cattolici. Ci sono anche luterani, anglicani; poi ci sono i musulmani e una parte grande anche di pagani che credono in Dio, ma non sono praticanti e non professano nessuna religione in particolare.
Cosa vuol dire annunciare il Vangelo in Africa? Il Vangelo offre alle persone la possibilità di cambiare, di avvicinarsi alla verità…al bene. Il Vangelo ci fa migliorare moralmente. Prima dell’annuncio del Vangelo molti in Tanzania erano poligami, avere più mogli credevano fosse una cosa buona…Ci sono tante cose che sono cambiate a causa del Vangelo sul piano morale.
Cosa pensa degli sbarchi di tanti fratelli africani sulle sponde dell’Europa? Tanti fratelli cercano una vita migliore in Europa ed è una cosa buona questo desiderio…Ma credo che ci sia possibilità di vita, di cambiamento anche in Africa. Molti vengono in Europa, ma poi soffrono molto e vivono in miseria. Le cose anche in Africa cambieranno, trent’anni fa le cose erano differenti, la Chiesa sta lavorando molto per fare studiare i giovani. In Africa c’è possibilità di lavorare, di studiare…abbiamo la terra che è una risorsa. L’agricoltura, la terra è una cosa importante. Ha bisogno ancora di svilupparsi, ha bisogno di maggiori mezzi e strumenti, perché si coltiva ancora con la zappa e le mani.
L’Europa come può affrontare questo fenomeno dei migranti? Coloro che partono non sono i più poveri, ma sono persone che hanno disponibilità o che viene fornita loro. Ci sono Stati che favoriscono, incentivano queste migrazioni verso l’Europa; in fondo ci sono Paesi ricchi più vicini dell’Europa accanto alle coste africane e siriane. Eppure non sono toccati dal fenomeno! Questo ci deve far riflettere… Io credo che l’Europa debba mettere un freno agli sbarchi… D’altra parte non riesce a dare un futuro a questa gente, né un lavoro, né una casa. Essa va ad affollare le periferie, dove cresce il malessere, la violenza. I paesi europei dovrebbero invece aiutare i popoli più poveri all’interno del loro paese, sostenere progetti di sviluppo… Solo così ci può essere una vera crescita.
.Lei ha partecipato alla Commissione per il Sinodo per la famiglia, qual è stato il contributo dell’Africa alla discussione? Ho partecipato alla Commissione per il Sinodo per la famiglia, sono stato scelto tra i vescovi della Tanzania per rappresentarla nella discussione. Gli africani non accettano la nuova definizione della famiglia…il matrimonio è solo quello tra uomo e donna. Inoltre, la chiesa africana non vuole che si cambi la dottrina. Ci sono matrimoni falliti, ma bisogna insegnare quanto la Chiesa ha sempre sostenuto, perché vale anche ora…Oggi le persone vogliono la libertà, non vogliono accogliere la legge della Chiesa. Se accettiamo di cambiare la dottrina, allora possiamo cambiare tante altre cose; in Africa, per esempio, la nostra cultura accettava di sposare più di una persona… Il problema delle coppie separate e divorziate è una difficoltà della Chiesa europea, non di quella africana. Abbiamo altre situazioni problematiche, ma non questa. C’è bisogno di educare alla fedeltà del matrimonio, la coppia va incoraggiata, sostenuta. Anche i miei genitori si sono separati quando avevo 13 anni, ma non si sono mai risposati perché sono stati educati a questo rispetto e così quando uno dei due è ammalato l’altro va ad assisterlo.
Il villaggio dei bambini a Bunda presto sarà pronto…Qual è la sua speranza? Il villaggio dei bambini, sì, presto sarà pronto. Franco Testa, il presidente dell’Associazione Africaintesta, ha fatto tanto e ha fatto bene e speriamo che fra un anno il villaggio possa cominciare a vivere. Io spero sia un posto dove i bambini possano essere curati, educati, formati…Ci sarà una scuola che potrà dare loro una formazione umana e cristiana.Le nostre scuole sono così così, non come le vostre. Ne ho visitato qualcuna, qui i bambini stanno bene, in Africa c’è molto da fare. Credo molto nel valore della scuola. Io sono qui perché ho studiato, senza la scuola non sarei andato avanti, né sarei potuto diventare un sacerdote. Oggi abbiamo delle insegnanti, dei professori, degli ingegneri…sono tali perché sono andati a scuola.
Il villaggio accoglierà anche bambini albini che spesso sono uccisi e i loro arti usati come portafortuna…Ci spiega l’origine di questa pratica disumana? In realtà non in tutta la Tanzania è diffusa, ma solo in alcune zone come quelle della mia diocesi. In passato i nostri antenati ritenevano che le ossa degli albini fossero dei portafortuna; così dopo la morte venivano diseppelliti per impossessarsene. Oppure venivano seppelliti dentro le case. Ma mai venivano uccisi. In tempi più recenti si è ripresa questa pratica, che si è caricata di barbaria e disumanità poiché oggi si uccidono anche i bambini albini per poi entrare in possesso delle loro ossa. Noi sacerdoti parliamo molto contro questa pratica e dobbiamo fare ancora di più. Certo la scuola, l’educazione, la formazione possono abbattere ogni ignoranza e pregiudizio.
Quale messaggio vuole lasciarci? Io dico venite in Tanzania, venite a Bunda. Così potrete conoscere da vicino questa nostra realtà!
Grazie padre Renatus del tempo che ci ha dedicato e le auguriamo Santa Pasqua!
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