“Che cosa renderò al Signore per quanto mi ha dato?” Il Salmo 115 della liturgia di oggi, sabato 10 settembre, mi sembra appropriato per iniziare questa breve condivisione dell’esperienza in Tanzania.
È questo il sentimento che mi accompagna in quest’esperienza,la gratitudine. Gratitudine di trovarmi così lontano da casa e di sentirmi ugualmente a casa, di sentirmi uguale a queste persone che solo, apparentemente, sono così diverse. E questo può succedere solo perché c’è la consapevolezza che siamo tutti figli di un unico Padre.
Il primo impatto con questa realtà è davvero duro. C’è una povertà estrema che non si può immaginare, e nessun racconto la può descrivere… Qui tutto scorre molto lentamente, quasi con una sorta di rassegnazione. Si vedono sempre donne e bambini con secchi di acqua in testa,con i quali percorrono chilometri e chilometri. In questi pochi giorno abbiamo visto già due scuole con tantissimi bambini, e sono quelli fortunati, perché non tutti possono andare a scuola. A volte la prima elementare può cominciare anche a 10 anni… Come per l’acqua, anche per la scuola, i bambini e i ragazzi devon percorrere distanze enormi,a piedi. Vi lascio immaginare quanto potranno studiare una volta a casa! E le case sono per lo più capanne di fango e paglia. Certo, le necessità di questa gente sono innumerevoli e noi sicuramente non possiamo rispondere a tutto, ma possiamo partire dai più piccoli. L’educazione permetterà loro di avere un futuro dignitoso, nella loro terra. Allora ecco la nostra sfida: EDUCARE PER DARE FUTURO! suor Arta e suor Patrizia
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