Rendiamo grazie… dopo quasi 20 giorni in terra di Bunda, è la prima cosa che mi viene da dire, il primo sentimento che affiora e quindi la prima cosa che voglio condividere. Il rendimento di grazie a Dio che ci ha permesso di aprirci a questa nuova esperienza e alla comunità tutta che ci ha dato questa opportunità. È un tempo di grazia speciale questo per me, per noi.


Un tempo che mi permette di affinare l’ascolto, la comprensione,la capacità di immedesimazione, di guardare oltre e soprattutto diversamente. La realtà di questa parte della Tanzania è molto povera, ma la gente è buona, cordiale e gentile. Ovviamente, come ben sapete non sappiamo la lingua (la stiamo imparando) e quindi la comunicazione si limita a quelle poche parole che sappiamo e a tanti sorrisi.
Ma anche questa nostra ignoranza la vedo come una delle tante povertà che ci portiamo dietro e che, grazie a Dio, ci permettono di partecipare alla sorte di tanti fratelli nel mondo intero. Non poter parlare usando le parole, mi fa pensare a tanti fratelli che non hanno voce, che sono sempre stranieri… e penso che deve essere veramente brutto… Poter parlare, esprimere il proprio pensiero è un dono grande!
Allora torno a guardare questa povertà come una cosa positiva; come qualcosa che mi permette di non sentirmi autosufficiente, ma bisognosa degli altri, bisognosa dell’Altro.
Sperimentare la povertà di non poter uscire da sole, di avere bisogno sempre di qualcuno anche per fare la spesa, e per spesa intendo un pò di riso, qualche frutto e un pò di verdura. Avere bisogno di qualcuno che ti presti la sua parola… direi che aiuta anche la mia fede. Mi aiuta a esercitarmi in quella dipendenza che poi crea relazione.  Nonostante la lingua però non pensateci scoraggiate, anzi, l’entusiasmo aumenta.
Sabato scorso siamo uscite e siamo andate dai bambini che stavano nel cortile della chiesa qui vicino, con le nostre poche parole di swahili e inglese, abbiamo iniziato a fare conoscenza e ovviamente a giocare.
La domenica li abbiamo rivisti a Messa e dato appuntamento per il pomeriggio a casa nostra. Sono venuti, ma timidi aspettavano da lontano, senza chiamare. Avendo sentito le loro voci, è bastato affacciarsi facendo un saluto con la mano e subito stavano da noi. Oggi sono venute due bambine nel pomeriggio, e visto che noi stavamo imparando un ritornello in inglese per la nostra preghiera, lo abbiamo insegnato anche a loro.
Per il momento la mia condivisione scritta si ferma qui… da qui  stiamo accompagnando con la nostra preghiera questi giorni di assemblea e ognuna di voi.  A presto.

 suor Arta Lleshaj

 

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