La diocesi di Pozzuoli ha partecipato con circa 150 adolescenti al Giubileo dal 23 al 27 aprile 2025, con loro anche suor Maria Assunta Cammarota. Le tappe di questo loro pellegrinaggio sono state: la porta Santa a San Paolo Fuori le Mura, gli incontri, i momenti insieme e la celebrazione in Piazza San Pietro. Nell'omelia il cardinale Parolin ha ricordato il desiderio di Papa Francesco di incontrare le ragazze e i ragazzi presenti e il desiderio della Chiesa di abbracciare ognuno. Ha esortato a coltivare la vera speranza che ha il volto di Gesù risorto e ad affrontare con audacia la sfida della vita "niente è troppo grande, o troppo impegnativo con Lui. Con Lui non sarete mai soli e abbandonati, neanche nei momenti più brutti e più difficili della vostra vita".
Per il 48° anniversario del dies natalis di Madre Ilia si è celebrato il Vespro nella chiesa di Santa Croce. A presiedere la preghiera è stato il nostro cappellano, don Franco Bartolino. Di seguito riportiamo il pensiero che, dopo la lettura breve, ha condiviso con le suore e gli amici di Madre Ilia presenti:
Gesù, la cui umanità era stata profumata dalle mani di Maria a Betania, avverte il turbamento per il mistero del tradimento, senza smettere di amare i suoi sino alla fine. A differenza di Maria, i discepoli, seduti a mensa con il Maestro, non comprendono, quasi storditi dalla paura e timorosi di dover acconsentire a qualcosa di incomprensibile.
A tavola, quando già il diavolo aveva messo nel cuore di Giuda l'avversione, Gesù è profondamente turbato. Un turbamento che non è sprigionato solo dal tradimento di un apostolo, ma anche dalla "distanza" degli altri discepoli nell'ora dell'arresto che si avvicina.
Penso all'incertezza di Pietro che lo rinnegherà, alla curiosità Giovanni, l'amato dal Signore, ma soprattutto al silenzio di Giuda uno che aveva lasciato tutto per stare con Gesù giorno e notte, fratello, amico, uomo di fiducia.
Gesù durante la cena non si difende, non si nasconde, non fugge perché è la vita e la vita non può morire. Anzi continua ad amare sino a offrire il primo boccone della cena proprio a Giuda, offrendogli una nuova possibilità per evitare di essere risucchiato dalle tenebre. Anche a Pietro, nonostante il rinnegamento, non farà mancare lo sguardo misericordioso e al discepolo amato che si china petto, permette di ascoltare la profondità e l'intensità dei battiti del cuore.
La cena è un grande e insondabile mistero, che suscita emozione, premura, fedeltà, abbandono. A quella cena Gesù invita ognuno di noi e ci permette di chinarci come Giovanni per ascoltare il suo cuore. Sono consapevole del mio desiderio di amicizia con Lui, ma so anche di non poter contare sulla volontà di bene che sento se Gesù stesso non mi da forza.
Poco è quel che mangiamo alla tavola dell'altare, eppure ci rende felicemente sazi; poche gocce beviamo eppure il calice diventa spazio tra questo e un mondo diverso. Entrare nell'Eucaristia è fare comunione con Gesù, nonostante le difficoltà del quotidiano e la complessità delle giornate che stiamo vivendo tutti in questo tempo.
Accogliamo, in questa domenica Terza di Quaresima in cui facciamo memoria del dies natalis della Madre, l'invito a preparare la stanza del piano superiore perché Gesù desidera spezzare il pane della vita. Questa stanza - cenacolo della storia - è la nostra coscienza dove l’io incontra il tu di Dio. Mistero di amore! Simbolo di unità! Vincolo di carità! Avviciniamoci all'Eucaristia e sarà vivificata l'anima, perché parlerà lo Spirito del Signore che suscita benevolenza e prossimità.
Come reagisci davanti a Gesù che ti offre pane e vino e dice: "Sono io, nutriti di me; vivi con me". Con l'istinto della fede di Pietro potremmo rispondere: Signore sarò sempre con te e non mi allontanerò mai. Ma possiamo dirci tanto sicuri di non tradire la fiducia del Signore?
Giuda siamo noi. Perdonaci Signore. L'abisso del cuore, a volte, sa tradire e venderti, per pochi spiccioli. Siamo talvolta Pietro: timoroso amico, che non sa restare al tuo fianco, ma neppure lontano da te e sotto il tuo sguardo mentre ti rinnega, desidera solo aprirti il cuore.
Siamo Giovanni quando il cuore risponde con prontezza, siamo l'amico che si china sul tuo petto, dove trova la forza di restare saldo sotto la croce e alla tomba credere che sei veramente risorto.
«Aiutaci, o Signore, a portare avanti nel mondo e dentro di noi la tua Risurrezione. Donaci la forza di frantumare tutte le tombe in cui la prepotenza, l’ingiustizia, la ricchezza, l’egoismo, il peccato, la solitudine, la malattia, il tradimento, la miseria, l’indifferenza, hanno murato gli uomini vivi. Metti una grande speranza nel cuore degli uomini, specialmente di chi piange. Concedi a chi non crede in Te, di comprendere che la tua Pasqua è l’unica forza della storia perennemente eversiva. E poi, finalmente, o Signore, restituisci anche noi, tuoi credenti, alla nostra condizione di uomini». (Tonino Bello)
[...] Ecco il tempo di avvento, tempo di attesa, perché la vita umana è una continua attesa. Attendiamo, nell’intimo del nostro cuore, l’umile Bambino di Betlemme, l’Emmanuele, il Signore della storia, il Dio con noi, il Dio per noi.
Che cosa attende questo nostro mondo? Chi attende in un tempo di contraddizioni. Attende la Pace, attende il Principe della pace, la luce che squarcia le tenebre dell’errore e dell’orrore…attende con fiducia il Signore che è fedele e non tarderà… perciò alza il suo grido…maranathà, vieni Signore Gesù.
“State bene attenti”, “Vegliate e pregate in ogni momento…” (Lc 21,34,36).
E’ l’esortazione dell’evangelista Luca in questa prima domenica d’avvento: bisogna fare attenzione a ciò che appesantisce il nostro cuore e spegne la speranza, vegliare attenti a tutti i segni, anche piccoli, che sono rivelatori della presenza di Dio, perseveranti nella preghiera, sempre più profonda, alimentando con l’ascolto della Parola la lampada della fede che brilla nella notte e diffonde la sua luce nelle nostre fraternità e per tutti i nostri fratelli che brancolano nel buio della sofferenza, di un quotidiano faticoso, di un futuro senza speranza.
“Guarda in alto e confida in Dio: mai invano spererai” (M. Ilia)
Ilia ci invita, in questo tempo prezioso, a guardare in alto, verso la stella che guida i nostri passi alla grotta di Betlemme, a confidare nell’opera di Dio su ciascuna di noi e sulla congregazione tutta.
Il Giubileo che ci prepariamo a vivere invita tutti a guardare al futuro con speranza, ad apprendere e praticare l’arte della speranza con la testimonianza della propria vita.
“Tutti sperano. Nel cuore di ogni persona è racchiusa la speranza come desiderio e attesa del bene, pur non sapendo che cosa il domani porterà con sé. L’imprevedibilità del futuro, tuttavia, fa sorgere sentimenti a volte contrapposti: dalla fiducia al timore, dalla serenità allo sconforto, dalla certezza al dubbio. Incontriamo spesso persone sfiduciate, che guardano all’avvenire con scetticismo e pessimismo, come se nulla potesse offrire loro felicità. Possa il Giubileo essere per tutti occasione di rianimare la speranza. (Papa Francesco, Bolla di indizione del giubileo dell’anno 2025).
Sorelle carissime, andiamo con gioia e speranza incontro al Signore che viene…Maranatha!
La Congregazione celebra il 96° anniversario di fondazione ad opera di Ilia Corsaro il 3 novembre 1928. La comunità e i laci del Pmel hanno fatto memoria dell'anniversario con la celebrazione del Vespro nella chiesa S. Croce il 3 novembre 2024 alle ore 17,30. Pubblichiamo la lettera che la superiora generale:
"E' con grande gioia nel cuore che innalziamo il nostro inno di ringraziamento al Signore in questo giorno in cui celebriamo l’anniversario di fondazione della nostra congregazione. Ringraziamento al Signore per quanto ha fatto attraverso la generosità delle nostre consorelle della prima ora e di noi che viviamo in quest’oggi, tempo difficile, pieno di contraddizioni, ma pur tempo di Dio, benedetto dalla sua misericordia.
“Figliuolina cara, […] spesso il mio pensiero correva a te, che lavoravi in silenzio nella Sua casa, sotto il Suo Dolce sguardo, sicura ch’egli ti voleva a quel posto, a quel lavoro.
Beata te, figlia mia, beata te, cui il Signore, senza alcun tuo merito, ha fatto tanta grazia. E che gli renderai per tanti benefici che t’ha compartito? Amerai Lui solo e Gli sacrificherai, sorridendo, tutta la tua volontà […] (Lampade viventi 26 luglio 1927.
Ilia, con il suo amore materno e sapiente, ci sprona a continuare il cammino per realizzare il progetto di Dio sull’umanità…la venuta del suo regno d’amore, il regno eucaristico, regno di comunione, di pace, di beatitudine, di gioia profonda.
“Ora devi preparare, a maggior sforzo il tuo cuore, a maggior meditazione il tuo intelletto, alza il tuo sguardo e il tuo cuore solamente a Dio e lo troverai dappertutto, lo troverai specialmente dentro di te, non domandare dove andrai, con chi sarai, che farai; sei cosa Sua, a Lui tocca disporre di te, il Suo gran Cuore pronto ad accoglierti ed Egli ti manifesterà ovunque la Sua Volontà”. (Lampade viventi 26 luglio 1927)
Celebrare l’anniversario di fondazione è andare con la mente ed il cuore alle origini di quel fuoco che tiene accese le nostre lampade nella notte, alla fonte d’acqua viva che ha fatto scaturire questo fiume di grazia che “rigenera l’umanità con una parola che conquista, trasforma ed eleva”.
“Non temere, non temere. Pensa alla felicità di essere Sue. Se provvede ad ogni creatura, se riempie ogni animale di benedizione come lascerà vuote ed inerti noi, Sue Spose, al cui dito ha posto l’anello della Sua fede?
La grazia di Dio è con quelli che la cercano e il Sangue di Gesù è sparso per la nostra santificazione. Siamo assetati della Sua volontà, facciamone il nostro cibo e ricordiamoci che la nostra vita deve essere abscondita in Deo cum Christo, ricordiamoci che per seguire Gesù è necessario rinunziare a noi stessi, cioè la nostra volontà […] E la Sua grazia scenda su te, con te lavori e ti santifichi sino alla fine”. (Lampade viventi 9 agosto 1926)
Carissime sorelle accogliamo con gratitudine la tenerezza del Padre che fa scendere su ciascuna di noi la sua benedizione".