La chiave di lettura della pagina di vangelo che la liturgia di oggi ci presenta è nella colletta, la preghiera che introduce le letture: «Onnipotente Signore, che domini tutto il creato, rafforza la nostra fede e fa’ che ti riconosciamo presente in ogni avvenimento della vita e della storia, per affrontare serenamente ogni prova e camminare con Cristo verso la tua pace».

    «In ogni avvenimento». Come in questa traversata del lago, nel buio della notte, col vento contrario e le onde che scuotono la barca. Probabilmente i discepoli hanno paura ed essa esplode in un grido quando un’ombra si avvicina, nelle tenebre, sul mare agitato.

Dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci, Gesù spegne tutti gli entusiasmi, costringendo i discepoli a salire sulla barca per precederlo sull’altra riva, «finché non avesse congedato la folla».     Poi si allontana da tutti e si mette a pregare, per conservare l’unione con il Padre e rimanere fedele alla logica dell’Incarnazione. I discepoli, a malincuore, obbediscono al comando e si trovano ben presto nel cuore di una vera e propria tempesta: la barca «era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario».

 La primitiva comunità cristiana ha conservato il ricordo di questa angosciosa notte perché in essa ha riconosciuto un’esperienza che inevitabilmente vive ogni figlio di Dio. Per fortuna il Signore «sul finire della notte» non ha paura di venirci incontro, «camminando sul mare», cioè sull’oceano delle nostre paure. Tuttavia, il suo arrivo non estingue immediatamente la nostra angoscia.

       La presenza di Dio nella nostra vita è discreta, lieve; solo la fede la riconosce. Come già aveva capito il profeta Elia, Dio si rende sensibile come un vento leggero, che accarezza e scompiglia i capelli, come una brezza che tocca delicatamente il contorno della nostra vita.

Facciamo fatica a credere che Dio sia vicino e presente nella nostra vita in una forma così tenue. Per questo sentiamo sempre il bisogno di metterlo alla prova chiedendo ulteriori segni per riuscire a credere: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque» (14,28).  

            Provando a camminare sulle acque Pietro scopre che se guarda la furia del vento è invaso dalla paura e affonda sotto il peso delle sue angosce, ma se afferra la mano del Signore, il vento si placa. La lezione di Gesù è chiara. La fede non è facile, poiché richiede totale abbandono in Dio, una fiducia piena e incondizionata, che faccia leva sul valore salvifico della sua redenzione.                                                           

                                                                                                                 sr Annafranca Romano

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