Ci sono persone più propensi al dialogo e chi invece ritiene sia più giusto essere intransigenti nella propria fermezza. Atteggiamento che può dare fastidio, ma bisogna accettarlo, soprattutto se la persona in questione offre motivazioni e argomentazioni, al di là della condivisione. Diventa però un po' più difficile da accettare, quando la persona in questione è Dio perché da lui tutto ti aspetteresti meno che incontrare una persona sorda alle richieste delle persone. Se non ci ascolta lui, che è buono e ci si rivela come un padre che ha cura di tutti i suoi figli, chi vuoi che ci ascolti? Eppure, questa è la percezione che spesso abbiamo di lui: che non ci ascolti, che quando lo invochiamo si giri dall'altra parte e quanto più insistiamo, tanto meno avvertiamo cenni di risposta. Ci viene addirittura da pensare che lo faccia di proposito e magari, siamo anche persone piene di fede, alle quali dovrebbe dare ascolto più che ad altre che nemmeno sanno chi sia Dio!
Credo che questa sia stata anche la percezione che hanno avuto di lui i discepoli di Gesù, quando - di fronte alle grida di una donna cananea che lo supplicava di guarire sua figlia indemoniata - si accorsero che non le rivolgeva neppure mezza parola. E alla richiesta dei discepoli di ascoltarla, quantomeno perché non continuasse a inseguirli gridando e facendo fare loro una brutta figura, Gesù risponde loro dando delle argomentazioni: “Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d'Israele”. In altre parole, quello che spesso diciamo anche noi, forse con tutt'altro intento: “Che cosa vuole questa persona? È uno straniero, non è del nostro paese, non è della nostra parrocchia, dobbiamo pensare prima ai nostri!”.
Noi, però, con queste affermazioni ci giustifichiamo e agiamo di conseguenza, negando ogni tipo di aiuto, ritenendo di essere nel giusto. Invece Gesù non dà nulla per concluso, e si lascia avvicinare da questa donna, alla quale non dà certo una risposta confortante: “Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini”. Una risposta molto nazionalista, dato che “cani” era l'appellativo sprezzante che gli ebrei davano ai pagani.
Il coraggio di questa donna, però, va oltre il nazionalismo di Gesù, e lo sfida sullo stesso piano: “So di essere un cane, ma mi basta sfamarmi delle briciole che cadono dalla vostra mensa, e con queste briciole sfamare me e la mia famiglia”. Della serie: “So di non meritarmi nulla, ma mi accontento di quello che avanza, pur di salvare mia figlia”. La conclusione di Gesù la conosciamo: loda la fede di questa donna ed esaudisce la sua richiesta.
Perché Gesù viene meno ai propri principi intransigenti e, alla fine, ascolta la supplica di questa donna definendola grande nella sua fede? Forse perché la sua fede era davvero grande? Può darsi. Ma io credo che ciò sia avvenuto anche per un altro motivo, non secondario: ovvero, perché si trattava di una donna, e in modo particolare di una madre.
La convinzione che anche Dio ragiona con il cuore, e in particolare con il cuore di una donna, di una madre, che per amore ai propri figli è disposta a tutto. E Dio accetta la sfida, anzi: accetta addirittura di perderla, perché anch'egli sente compassione per noi con la stessa compassione con cui una madre ama i propri figli. E nel nome di questa compassione, ascolta le nostre suppliche.
Dio, allora, non è sordo alle nostre richieste: solamente, vuole capire e farci capire come chiediamo a lui ciò di cui abbiamo bisogno. Se quello che chiediamo lo chiediamo per comodo egoismo, per stare bene noi, per sentirci a posto, o magari per non fare la fatica di ottenerlo con un po' di sforzo personale, allora non possiamo avere la pretesa che Dio ci ascolti, neppure se lo chiediamo con insistenza.
Ma quando la nostra preghiera è mossa dall'amore, come l'amore di questa madre per la propria figlia, allora entra subito in sintonia con Dio, perché Dio ragiona con l'amore. E ciò che l'amore chiede è capace di smuovere le montagne; anzi, direi di più, è capace anche di far cambiare idea a Dio, perché quando sente che c'è amore, Dio risponde, al di là di chi sia il richiedente.
don Franco Bartolino
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