Testimone della Croce, messaggeri della Risurrezione: ecco il fascino misterioso della realtà cristiana nel mondo, di cui già parlava Geremia nel dramma di una fede e missione continuamente messa alla prova e della quale non poteva farne a meno: «Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre; mi hai fatto violenza e hai prevalso. Sono diventato oggetto di derisione ogni giorno; ognuno si beffa di me. Mi dicevo: «Non penserò più a lui, non parlerò più nel suo nome!». Ma nel mio cuore c’era come un fuoco ardente, trattenuto nelle mie ossa; mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo» (Ger 20,7-9).
Ma Geremia altro non è che il cuore umano, che non trova pace se non nel compimento della volontà di Dio. Prova è l’inquietudine di ogni essere umano che va alla ricerca di qualcosa, a qualsiasi costo, per soddisfare i propri desideri… in cerca di felicità.
Ecco allora che la Chiesa diventa per tutti, alla sequela del suo Signore, un messaggio di vita e di speranza; una via e una casa dove il cuore umano trova sollievo, ma anche senso, non fuggendo alla realtà, ma abbracciandola; non camuffando se stesso, ma accogliendo le contraddizioni nascoste nell’essere e risignificandone in Cristo Signore. Pietro, nella liturgia odierna ne è specchio, guardando lui ci ritroviamo anche noi: quante volte ci ribelliamo all’apparente crudeltà della croce: «Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai» (cfr. Mt 16,21-27); da pietra solida sulla quale Gesù aveva appena detto che costruirebbe la sua chiesa, pochi secondi dopo diventa pietra di inciampo; da “Beato te Simone, perché il Padre mio ti ha rivelato…”, subito si passa a «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».
Come possiamo uscire da questo bivio, sempre presente nel nostro cuore?
Solo dietro Gesù, seguendo Lui, che abbraccia la Croce e attraversa la morte con le sue potenze e contraddizioni, offrendo la Sua Luce che vince ogni tenebra, offrendo la Sua vita, che vince ogni potere di morte.
Solo dietro Lui la nostra vita, apparentemente perduta per Lui, si traduce in quell’offerta gradita a Dio, fascino per un mondo che ancora va dietro le proprie illusioni. «Fratelli, vi esorto, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale.
Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto» (Rm 12,1-2).
suor Maria Aparecida Da Silva
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