Nel brano evangelico che la Liturgia oggi ci presenta, Gesù racconta una parabola: “C’era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna…”  è un’icona dell’opera salvifica che Dio realizza lungo i secoli. Sullo sfondo appare la scena della creazione: dopo aver creato ogni cosa con sapienza e amore, consegna all’uomo il compito di custodire e coltivare il giardino. Il nostro Dio non è geloso, chiama l’uomo a collaborare con Lui.  Il padrone della parabola dopo aver piantato la vigna, “la diede in affitto a dei contadini”.  E’ un gesto di grande fiducia nelle potenzialità dell’uomo, un gesto che interpella la libertà di tutti e di ciascuno.

La storia dovrebbe camminare nel solco di questa collaborazione: da una parte un Dio che si fida dell’uomo; dall’altra un uomo che riconosce che Dio è il Signore. Ma la vicenda umana è segnata dall’iniquità. La parabola continua: “Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti…”. C’è il tempo della fiducia e quello della responsabilità, il tempo del donare e quello del raccogliere.

 Il padrone non pretende la restituzione della vigna, non vuole estromettere gli operai, chiede semplicemente di ricevere la parte del raccolto che gli spetta. La richiesta legittima incontra un’opposizione risoluta e sempre più violenta: “I contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono”.

Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo”. Invece di generare la gratitudine, la fiducia che Dio ripone nell’uomo suscita una pretesa autonomia. L’uomo si ribella, rifiuta la condizione di servo, vuole occupare il posto di Dio. Dinanzi a questa resistenza, assolutamente immotivata, Dio non interviene con forza, ma con amore: manda il suo Figlio, lo manda come un servo che non ha alcun potere e che alla fine sarà cacciato via e ucciso.

La nostra vita è come una vigna che non abbiamo voluto e non abbiamo piantato noi, ma che ci è stata donata con un atto di fiducia che si manifesta attraverso l’assenza del padrone.

La parabola descrive e annuncia un Dio che “non ci tratta secondo i nostri peccati e non ci ripaga secondo le nostre colpe”. Un Dio sempre pronto a ricominciare. Vieni, Signore, ancora una volta. E donaci di ricominciare con Te a tessere la storia della salvezza.

                                                                                                        sr Annafranca Romano

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