Credo che esista un atteggiamento molto frequente in tanti cristiani che confondono o fanno coincidere la fede con la religione e in particolare con una religione fatta di un insieme di pratiche, di comportamenti, di norme e di precetti che danno loro la salvezza e li fanno sentire a posto per il solo fatto che li osservano. Attaccarsi a una lista di leggi da compiere per giungere alla salvezza significa - dice Paolo nella seconda lettura - vivere “secondo la carne”, ovvero secondo realtà umane che hanno poco respiro, che si accontentano del “minimo” indispensabile. La vera fede ti chiede invece di fare il massimo, di metterci la faccia e di assumere con responsabilità l'impegno del credere, oltre e ben al di là di una serie di leggi da compiere; e una fede così, non può che essere frutto dello Spirito.

Le opere della carne per essere sconfitte, chiedono a noi necessariamente di costruirci una fortezza dietro la quale arroccarci per difenderci dagli attacchi del “mondo cattivo” perché in buona sostanza ci dice: “Osserva questi comportamenti, e nessuna opera della carne ti potrà abbattere, nonostante tu venga continuamente tentato”. Potrebbe sembrare una dichiarazione di certezza, a me, invece, questo dà la sensazione di un profondo senso di insicurezza, che pervade la vita di chi vive una religione in questo modo, ovvero con il bisogno di avere sempre calate dall'alto norme e indicazioni certe che vincano le nostre insicurezze. Ma l'insicurezza è quasi sempre segno di immaturità umana e spirituale.

Preferisco, invece, una vita in cui le certezze e le sicurezze me le costruisco da me, magari anche con l'aiuto di norme o di precetti, ma principalmente facendo riferimento alla mia coscienza e all'assunzione delle mie responsabilità, che a volte comporta anche cadute ed errori, ma ti fa pure riscoprire la bellezza del perdono. Soprattutto, preferisco la vita nello Spirito, quella che ci rende una cosa sola con Dio in Cristo Gesù, come uno solo è il frutto dello Spirito, che diviene poi infinita ricchezza di doni e di virtù. Ciò che allora scende sui discepoli riuniti a Gerusalemme “in un luogo chiuso, per paura dei Giudei” non è solo una manifestazione particolare di Dio: è un dono unico, singolare che fa scaturire in modo naturale tutte le virtù di cui ogni uomo è capace, se si lascia pervadere dallo Spirito. Allora, non sarà la formalità di un rapporto sancito da una legge, o un attestato che certifica il nostro vincolo di fronte alla società, a dire la bontà e la bellezza del mio rapporto con la persona che amo; sarà invece la forza dell'amore, che fa belle e nuove tutte le cose che a noi, forse, non è dato comprendere fino in fondo, ma dai quali non può che scaturire il bene perché l'amore è capace di diffondersi da sé, senza bisogno di leggi o di norme che lo regolino.

Non saranno le espressioni serie del mio viso o le mie mani giunte quando sono in chiesa a dire al mondo che prendo sul serio Dio; sarà invece la gioia che esce dal mio cuore e si stampa sul mio sorriso e nei miei occhi - dentro e fuori da una chiesa - a testimoniare che ho scoperto chi e cosa davvero conta nella vita. Non sarà l'ansia di avere sotto controllo ogni cosa attraverso l'esercizio dell'autorità a farmi sentire sicuro di me stesso; saranno invece sentimenti di pace e di mitezza a rendermi più credibile ai fratelli che mi incontreranno, anche a costo di sembrare fragile e vulnerabile.

Non saranno giudizi e parole di condanna verso ciò che accade nel mondo a fare di me un profeta della verità; saranno invece atteggiamenti di benevolenza e di bontà verso ogni uomo, soprattutto verso i più deboli, a rendermi testimone di un Dio che è Padre più che padrone, di un Gesù che è Fratello più che capo, di una Chiesa che è Madre più che maestra.

E non sarà compiendo “alla lettera” le norme e i precetti della mia religione che io mi renderò santo e irreprensibile agli occhi di Dio; saranno invece la fedeltà a lui e il dominio del mio orgoglio a fare di me un uomo o una donna dello Spirito che vive nello Spirito, testimonia lo Spirito, contribuisce a diffondere lo Spirito di Dio nella storia dell'umanità. Perché le norme, i precetti, i riti e le istituzioni possono anche mutare e addirittura venire meno, ma Dio non farà mai mancare lo Spirito alla sua Chiesa e all'umanità intera.

                                                                                                                               don Franco Bartolino

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