Nel brano evangelico odierno ascoltiamo Gesù che ci dice: «Io sono il pane disceso dal cielo». A questa affermazione i Giudei mormorano e rispondono con stupore: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?».
Nella Bibbia la mormorazione è sinonimo di rifiuto di credere, è dichiarazione di ostilità, è chiusura davanti ad una proposta di Dio. Noi sappiamo che Dio si offre, ma non costringe; propone, ma non impone; bussa alla porta, ma non la sfonda.
La fede è dono di Dio, ma è anche atto di libertà. Tutti sono chiamati alla fede, ma non tutti rispondono in modo coerente. Arriva alla fede chi fa la volontà di Dio. Infatti Gesù dice: «Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato [...] Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me».
Si riesce a credere in Gesù soltanto se si vive una vita onesta, leale e umile nei confronti di Dio e del prossimo. Se si fa la sua volontà ogni giorno. Infatti, come il seme ha bisogno della terra per germogliare e dare frutti, così la fede ha bisogno di un cuore disponibile e orientato ad accogliere Dio nella propria vita. La fede è risposta generosa a Dio. Ecco perché Gesù risponde ai suoi mormoratori dicendo: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Ciò significa che chi mangia di lui non avrà più fame, e chi crede in lui non avrà più sete.
Gesù è colui di cui noi abbiamo bisogno più del pane: è lui il vero dono di Dio, capace di colmare le nostre attese più profonde. Afferma di essere il Figlio di Dio, l'unico in grado di sfamare il nostro cuore e di saziarci oggi e per l'eternità. La manna che gli Ebrei hanno mangiato durante la loro fuga non li ha sottratti alla morte. Chi invece mangia il pane vivo, che è la sua carne, vivrà per sempre.
Anche noi, che siamo presenti alla celebrazione eucaristica, siamo in attesa di «mangiare» il corpo di Cristo. Nutriamoci di questo santissimo Corpo perché esso è un cibo che non perisce, ma dà la vita eterna.
sr Annafranca Romano
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