«Qual è il primo di tutti i comandamenti?». C’è un segno inequivocabile che contraddistingue chi non è lontano dal regno di Dio: la capacità di amare. Non la pratica religiosa, non la fedeltà dell’osservanza, ma i gesti concreti che esprimono l’amore, nelle sue due dimensioni inseparabili: amore di Dio e amore del prossimo. La Liturgia di questa Domenica ci indica in modo speciale l’atteggiamento che predispone il cuore ad accogliere l’amore di Dio come dono totale e eterno: l’ascolto.
«Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore» (cfr. Dt 6,2-6).
Già l’arte di ascoltare vuol dire dare il primo posto a Qualcuno, lasciare un po' le proprie cose, uscire da sé per dare ascolto, accogliere, quindi, lasciare che l’altro entri nei propri spazi interiori, lasciarsi coinvolgere dall’altro… ecco le prime rivelazione dell’amore di Dio e del prossimo. Ecco perché suona forte il messaggio del vangelo di oggi, in un’epoca in cui ci si trova poco tempo per fermarsi e ascoltare l’altro: Dio e il prossimo.
« In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».
Gesù rispose: «Il primo è: "Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l'unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza". Il secondo è questo: "Amerai il tuo prossimo come te stesso". Non c'è altro comandamento più grande di questi».(Mc 12, 28-34)
Se l’amore è Dono assolutamente gratuito di un Dio che ama e ama sempre, si china verso di noi per ascoltare e accogliere le nostre povere dinamiche e misera capacità di crescere nell’amore, d’altra parte la decisione di amare altrettanto è totalmente personale: dipende di me, di te, di noi: amare o non amare, con la consapevolezza che la felicità dipende solo da questo: «Ascolta, o Israele, e bada di metterli in pratica, perché tu sia felice».
Tutti desideriamo e cerchiamo la felicità, anche sbagliando bersaglio. Ma questo non ci deve scoraggiare nella ricerca dell’amore perché «Cristo invece, poiché resta per sempre, possiede un sacerdozio che non tramonta. Perciò può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio: egli infatti è sempre vivo per intercedere a loro favore» (cfr. Eb 7,23-28).
E affiano a lui una schiera incalcolabile di uomini e donne, ragazzi e bambini, giovani e anziani che hanno conosciuto l’amore e hanno riconosciuto nel prossimo il volto di Dio, rendendo concreto il comandamento, dando gesti, parole e volto al precetto religioso, rivestendo di verità il culto dovuto a Dio.
Tra questi, oggi vi invitiamo a ringraziare con noi le tante Piccole Missionarie Eucaristiche, che affianco a madre Ilia, hanno spezzato la loro vita per una rigenerazione amorosa dell’umano e dell’umanità. Da 96 anni, lampade viventi non cessano di lodare, amare e far conoscere l’Amore. «Se tutte le piante del mondo diventassero spine, e con queste spine tu mi coronassi, io ti amerei sempre. Se di tutto il legno del mondo tu facessi delle croci e su di esse mi crocifiggessi, io ti amerei sempre. Se di tutte le funi del mondo tu facessi dei flagelli e mi flagellassi, io ti amerei sempre. E se tutta l’acqua diventasse sputo e con questo mi coprissi il viso, io ti amerei sempre»(Madre Ilia: Diario).
don Franco Bartolino
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