In questa trentaduesima domenica del tempo ordinario, la liturgia ci propone di riflettere sullo stile di Dio nei confronti delle persone più fragili: una caratteristica meravigliosa del suo modo di essere. Il nostro è un Dio che sa rendersi vicino ai più deboli, è colui che sa essere per ciascuno di noi padre, rifugio e giustizia.
            Nel tempio, Gesù scruta l’agire di una vedova povera, che non usa la sua povertà per esimersi da un dovere, che non si nasconde dietro la sua mancanza per far leva sulla compassione. Quella vedova povera offre nel tesoro del tempio, e quindi in cuor suo a Dio, tutto ciò che ha. Semplice e disarmata non trattiene nulla per sé, neppure ciò che l’avrebbe tenuta in vita un giorno in più.
             Gesù mette in guardia la folla da coloro che vivono una religiosità ipocrita e non attenta alle necessità dei più fragili. Oggi vuole farci notare la grandezza di questa donna che è capace di testimoniarci lo stile di Dio.
La donna ‹‹ha gettato tutto quello che aveva››, è stata capace, sicuramente non solo in quel contesto, di donare tutta se stessa; è testimone del modo di amare di Dio. Quando amiamo non possiamo essere frammentati, ma sentiamo la necessità di amare con tutto noi stessi. Il Signore ha sete del nostro tutto, anche delle nostre povertà e fragilità.

             Gesù mette a confronto due stili che noi adottiamo nella nostra relazione con Lui: da un lato Gli diamo parte del nostro superfluo, dall’altro gli diamo tutto. Sta a noi scegliere. Sta a noi ascoltare la sua voce che ci chiama nell’ intimità e ci spinge a dargli tutto. Saremo capaci di dare tutto per tutto solamente se sperimenteremo l’intimità con Lui.

            Accogliamo questa Parola con grande gioia. Dio punta in alto con noi e parte dalla nostra povertà e dalla nostra debolezza. Le immagini che Gesù prende dalla quotidianità sono sempre umili. Chiediamogli la sua stessa capacità di osservazione. Accogliamo l’invito a stare con lui, ad ascoltare la sua Parola: è la strada per assumere ilsuo stile e i suoi sentimenti.

Non sappiamo se la vedova, tornata a casa, sia riuscita a sopravvivere, visto che ha messo nel tesoro tutto quello che aveva, ma di certo sappiamo che ha amato. Se non avesse messo nel tesoro quei due spiccioli, Dio avrebbe capito. Quell’offerta non era necessaria, ma proprio per questo è il segno dell’amore.                                                                              

                                                                                                             sr Annafranca Romano

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