Nel brano evangelico di questa terza domenica di Avvento, la nostra attesa viene raffrontata all’attesa di Giovanni Battista che, in carcere, si interroga sull’identità di Gesù e sul significato della sua azione. Anche il grande precursore, la figura per eccellenza dell’Avvento, ha bisogno di maturare nella pazienza dell’attesa. La domanda che pone a Gesù risulta alquanto stridente; oltre che fuori luogo, appare fuori tempo…Per non rimanere anche noi sconvolti da questa domanda e perché ognuno di noi possa meritare la beatitudine dichiarata da Gesù  ”beato colui che non si scandalizza di me”- dobbiamo ricostruire il contesto storico da cui la domanda proviene .  Giovanni si trova in carcere, arrestato da Erode per aver reso testimonianza alla verità. Aveva preannunciato un Messia di fuoco,  che avrebbe bruciato  la gramigna dei peccatori e degli infedeli, ma dalle voci che gli arrivano in carcere, il Messia Gesù non corrisponde al tipo da lui atteso.Il  Messia sembra  quasi compiacersi della caricatura che ne fanno gli avversari: un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori.Il suo dubbio manifesta un’angoscia incontenibile, rimane spiazzato dallo stile messianico di Gesù, ben diverso da quello che si aspettava….Così si spiega la domanda di Giovanni e si comprende anche perché la Chiesa ce la riproponga in questo tempo di Avvento. Che specie di Messia noi crediamo che sia Gesù?

Il nostro tipo di Messia corrisponde alla sua vera identità? Agli inviati del battezzatore Gesù non risponde direttamente, ma rinvia alle opere che compie. Si tratta di miracoli che ricalcano le profezie dell’Antico Testamento e tra questi c’è persino la risurrezione dei morti. Se Gesù si fosse limitato a guarire ciechi, storpi e sordi e non avesse evangelizzato i poveri, sarebbe rimasta intatta la sua identità messianica, ma Egli è andato oltre, non si è mai chiuso alle necessità e alle sofferenze dei poveri, ha avuto sempre misericordia per i peccatori, ha steso le braccia sulla croce in segno di amore…Chi è allora Giovanni: un profeta? Sì, risponde Gesù e anche più di un profeta, perché non solo ha predicato la conversione a quanti attendevano la salvezza d’Israele, ma si è convertito lui stesso al vero Messia. Anche noi stiamo vivendo l’attesa, ma troppo spesso siamo spettatori di eventi terrificanti e ce ne chiediamo il  motivo. Dal momento che  il Cristo è già venuto, come  è possibile che l’umanità debba toccare ulteriormente il fondo della sua miseria e della sua fragilità? Gesù risponde anche a noi, come ai discepoli di Giovanni, invitandoci a leggere i segni positivi; le meraviglie che continua ad operare sono  sotto i nostri occhi, forse troppo distratti da false sicurezze. La domanda di Giovanni ci invita a non dare per scontate le convinzioni che da sempre abbiamo sostenuto, ma a rimetterci in discussione senza temere che ciò sia una specie di fallimento, e stare in ginocchio di fronte al Signore per dirgli:” Forse non ti conosco ancora: chi sei tu veramente?

suor Anna Romano

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