Nel vangelo di domenica scorsa il Signore ha manifestato a tutti noi suoi discepoli il suo programma di vita, le sue indicazioni per essere beati in quella terra che ci è data, terra fatta di relazioni di figliolanza e di fraternità.

Oggi, invece, in continuità con questa riflessione, il Signore ci ricorda che, se accettiamo la sua proposta, diventiamo sale e luce per il mondo.  Molte volte in questa pericope di Matteo risuona il termine “voi” (vv. 13-14) per richiamare la nostra attenzione. Sì, siamo proprio noi, gli inviati del Signore per dare sapore e luce al mondo, a volte perso nel buio delle tenebre e del non senso sopraffatto dai criteri di mondanità che non aiutano a tessere le vere relazioni fraterne.

Essere sale: un bel compito e soprattutto una grande responsabilità. Il sale, sappiamo, da sapore ai nostri cibi, arricchendo così la nostra alimentazione. Così deve essere anche la nostra presenza nel mondo. Essere sale (v. 13), significa portare nel mondo il sapore di Dio. Vivere alla luce della sua presenza, acquisire quella sapienza che proviene solo da lui, la sapienza dell’amore, della condivisione, dell’apertura e dell’attenzione agli altri. Questo è il sapore della vita! Questo è il sapore di Dio! Vivere di lui, della sua parola che ci ricorda che per essere veramente felici (beati), dobbiamo stare con Lui, vivendo in semplicità e disponibilità con i fratelli. Ma attenzione: il sale deve essere dosato nella giusta maniera altrimenti rischia di far perdere il sapore. Cosa vogliamo dire con questo? Il Signore ci ricorda che gli altri, i lontani, il mondo, si avvicinano con discrezione e semplicità, poco alla volta, non mostrandoci mai dei “sapientoni” che dall’alto del loro piedistallo vogliono insegnare qualcosa a qualcuno! No! Nella nostra missione, dobbiamo sempre ricordarci che anche noi, come loro, siamo in cammino e che essere sale (v. 13) non proviene dalle nostre forze, dalla nostra volontà, ma dalla sapienza di Dio che ci riempie con i suoi doni. Essere luce: illuminare il buio che tante volte c’è intorno a noi. Dobbiamo ricordare però che illuminiamo con la nostra vita perché abbiamo ricevuto e accolto la vera Luce che non tramonta, Cristo Signore nostro. Noi non brilliamo di luce propria, ma di quanto abbiamo ricevuto e sempre riceviamo da Dio.

Come insaporire, quindi, e come  illuminare questo nostro mondo? La risposta la da il Signore stesso nell’ultima parte della pericope di Matteo: attraverso le opere (v. 16). Non bastano le belle parole, abbiamo bisogno di insaporire e illuminare attraverso gesti concreti che inducano gli altri a lodare non noi stessi, ma Dio, il Padre nostro che è nei cieli (v. 16).

suor Simona Farace

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