Sono ritornata in terra africana dopo 18 mesi con cuore aperto alle promesse di Dio, arrivare al villaggio “ San Francesco” e gustare tutto quello che le nostre sorelle hanno vissuto e realizzato, è stata un’esperienza bellissima e coinvolgente, mentre nella mente mi ripetevo il versetto di San Paolo che per me caratterizza spesso il nostro operato”….poveri, ma capaci di arricchire molti, gente che non ha nulla e invece possediamo tutto” ( 2 Cor 6,10).

         Qui, nel distretto di Balili- diocesi di Bunda, il nostro villaggio (Children’s home) , pur essendo ancora     “ in fasce”  è già un’eccellenza, ammirato e sostenuto dalla cittadinanza e per certi aspetti dal governo , ricercato per l’educazione dei bambini, amato dai bambini-  ospiti i quali temono di essere riportati nei loro luoghi di origine e  desiderano stare a casa, cioè nel villaggio, come ripete sempre la piccola Casta che da tre giorni è in ospedale per un’anemia cronica non rivelata dai parenti.

          All’inizio della settimana sono arrivati al villaggio dei funzionari dell’ASL per offrire gratuitamente a cinque bambini la tessera sanitaria, chiaramente una goccia, visto che i bambini sono 39, ma una goccia importante, segno che per lo Stato ci siamo, ci guardano e ci pensano.

           Mercoledì 6 marzo suor Jenniffer e suor Arta hanno accompagnato i cinque bambini a ritirare la tessera: una bella manifestazione durante la quale suor Arta ha presentato il villaggio e le sue finalità, i bambini hanno, in libertà, manifestato la loro gioia e la bellezza del vivere insieme con canti e danze spontanee, altri funzionari  si sono offerti di pagare la tessera per almeno un’altra bambina e hanno promesso aiuti e facilitazioni per la presenza di un medico al villaggio due volte al mese.

           Nel villaggio vivono 39 bambini, 20 maschi e 19 femmine, 5 sono albini, gli altri orfani o totalmente abbandonati dai genitori, l’età varia dai tre anni ai 10-11 anni perché in queste zone della Tanzania non       è semplice stabilire la vera età e spesso i bambini vengono dichiarati dopo alcuni anni dalla nascita.

           Non tutti hanno frequentato la scuola, quindi attualmente nel villaggio ci sono due sezioni di scuola dell’Infanzia (cheke chea) nelle quali si realizza anche l’avviamento alla primaria.  Le insegnanti sono due, delle quali ora una funge anche da matrona (vive con i bambini) coadiuvate da Sara che oltre a svolgere il ruolo di matrona aiuta nelle pulizie dei locali.     Due ragazzi si alternano nella cura degli animali (due mucche, un vitellino, diverse capre, molte galline e qualche coniglio) e dell’orto che costeggia uno dei muri del villaggio in tutta la sua lunghezza. Per la cucina e la lavanderia (a mano sotto il cielo) ci sono altri due aiuti.

          Chiaramente il lavoro è sostenuto, coadiuvato e sollecitato dalla nostre suore che realizzano nel villaggio un “footing” naturale e continuo… ma sempre sorridenti e pronte…tra un’alternanza di swahili,     di inglese e di italiano…mentre i bambini cantano in coro “ Laudato sii, o mio Signore” oppure “ ci son due coccodrilli “ e  “ la battaglia di Magenta”…tra giochi, altalene, scivoli, campi di calcio

                Alle sei inizia la giornata delle nostre suore con la preghiera e la partecipazione alla Messa celebrata da padre Simon, tutor “del villaggio, scelto dal vescovo quale sua presenza.

Nel villaggio vive anche Dorice, una ragazza orfana di 14 anni, che frequenta la scuola superiore “Kunzugu”, al di la’ della nostra strada e questo è anche un aggancio positivo con la gioventù e una possibilità per le suore di una attività pastorale. Ogni venerdì sera arrivano quattro “aspiranti” che restano al villaggio fino alla domenica pomeriggio per condividere la nostra vita e crescere nella fede.

            In questo tempo abbiamo condiviso la vita delle nostre suore tra quotidianità e imprevisti, conoscendo sempre meglio la realtà di questa terra, incontrando il popolo, i religiosi e i sacerdoti.  

             Sabato 2 marzo le suore hanno organizzato per noi la visita alla riserva naturale del Serengeti, una vastissima zona di savana (tra Kenya, Tanzania, Uganda) tutta a disposizione dei primi e veri abitanti    di questa terra: gli animali allo stato brado.  E’ stata una esperienza bellissima…

 9 marzo  2019

            Riprendo questa mia cronaca dopo una settimana di vita quotidiana al villaggio con i bambini e  con le suore e una sosta di due giorni nelle isole al centro del lago Vittoria, di cui Ukerewe è la maggiore, dove è nato il cristianesimo  in  Tanzania  175 anni fa.

            Siamo partite con suor Arta e p. Simon nella tarda mattinata di sabato 9 marzo: prima sosta la parrocchia di p. Agostino, una grande chiesa (domenica alle 6:30  del mattino eravamo  quasi  500 per la  celebrazione  eucaristica  durata 3 ore),  aule  per catechesi, locali  per ospiti,  casa dei  sacerdoti, tutto  in perfetto stile africano…alberi, tanta terra, caldo, animali,  ma soprattutto una calorosa  ed affettuosa accoglienza da parte di tutti.

            Nel pomeriggio visita al luogo dei martiri e splendida vista sul lago Vittoria che al mattino seguente abbiamo  attraversato con…canoa a motore,  per  raggiungere  le isole minori e visitare le         varie comunità.    Abbiamo percorso a piedi l’isola di Kamasi…. e mi sembrava di vivere l’esperienza di Paolo che  viene  accolto e  accompagnato  dalla comunità,  così  noi da una moltitudine di bambini,      

 

donne ed uomini  fino ad arrivare al centro di comunità  dove abbiamo  pregato  e parlato insieme,  poi…pranzo all’africana: senza posate per tutti!!! 

 

donne ed uomini  fino ad arrivare al centro di comunità  dove abbiamo  pregato  e parlato insieme,  poi…pranzo all’africana: senza posate per tutti!!! 

             Ogni comunità richiedeva la presenza delle “sista” per la catechesi e per la scuola…e abbiamo colto l’occasione per una bella pastorale vocazionale.

11 marzo 2019

             Siamo al villaggio “  San Francesco”  con  un senso  profondo di gratitudine, ma anche  di nostalgia… si  dice che l’Africa  “ cattura”  il cuore di chi arriva… e ,  durante il viaggio in macchina,   ammirando   paesaggi  e  cogliendo  i  segni  di  una  realtà  umana  altra,   con  la  sua  ricchezza,    ma  anche  la  necessità di  essere  aiutata  nella consapevolezza  della persona,  nel  rispetto della pari dignità  femminile,  nello  studio  per crescere  e per  sviluppare il paese,   risentivo nella mia mente le parole  di  Madre  Ilia   alle  prime  suore  lasciate  ad   Atripalda  nel  1945   ( cf  Lampade  14.12.1945 )   “ Anche  la  mia  prima plantula avrebbe irradiato  l’ideale serafico,  la  fiamma  della  divina carità…, la     luce   della  divina  sapienza.  Si, dovete diffondere la letizia francescana, la calda vostra parola fraterna riscaldi molti cuori e la pianta della pietà serafica  germini  come  edelweiss….” nell’ immensa  savana,  fra  la  selva  africana,  sulle  dolci  rive  dei  laghi”!!.

            Così, sorelle carissime, per ognuna di noi, per ogni realtà che viene affidata alla nostra cura,

“Ora quello che Lui vuole, nella casa tutta la vita, nella scuola, nelle regioni più lontane…. io voglio ciò che vuole Gesù.” (cf Lampade , 9.08.1926) per cantare “ sotto lo stesso cielo, sotto la stessa croce, ad una sola voce” come recita l’inno dei giovani del grande giubileo del 2000.

 

                                        Suor Maddalena Attanasio    ( superiora generale)

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