Gesù aveva inviato gli apostoli, ora ritornano per riferirgli quello che hanno fatto. Sono partiti da Gesù e a Lui ritornano perché Lui è il loro centro. Tornano a colui che li aveva chiamati «perché stessero con lui», oltre che «per mandarli a predicare» (Mc 3,14). I Dodici tornano da Gesù per verificare il loro agire per vedere cosa ha funzionato e cosa c'è da cambiare, da modificare, da non rifare.
Gesù li ascolta, li lascia parlare. Qui forse c'è la definizione più bella di preghiera: è la consegna della nostra storia, il racconto di ciò che viviamo, proviamo e pensiamo. Dio sa già tutto, ovvio, ma ama sentire raccontare le cose che già sa di noi, da noi. Ogni giorno dovremmo trovare il tempo per raccontare a Dio le nostre giornate, le nostre speranze, le nostre paure. Ci accorgeremmo che non siamo soli e che raccontando a qualcuno le nostre emozioni, spesso otteniamo la grazia di comprenderne il senso.
I discepoli sono stanchi e pieni di gioia e cosa fa Gesù? Li rincuora, li ascolta e li obbliga al riposo: «Venite in disparte voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po'». Li invita a riposarsi, a non lasciarsi prendere dall'attivismo, dall'onnipotenza. Per Gesù prima di tutto veniva la persona, non i risultati ottenuti e quando scende dalla barca, il suo sguardo si posa sulla fatica degli uomini, sulla loro povertà non sulle loro azioni. A lui interessa ciò che sei non ciò che fai. A Lui non stanno a cuore i nostri impegni, i nostri risultati: a Lui stiamo a cuore noi. È un gesto d'amore di uno che vuole semplicemente che l'uomo sia felice.
Facciamo tutto ciò che sta in noi e poi lasciamo fare a Dio il suo mestiere. Il rischio, di ieri e di oggi, è quello di disperdersi, di non avere più tempo per sé, tempo per pregare e per ricaricarsi. Ma ad un certo punto ecco un imprevisto: la folla che da giorni segue Gesù lo raggiunge, anzi giunge prima di lui su quella riva deserta del lago. Sceso dalla barca vide una grande folla e ne ebbe compassione. Gesù si intenerisce e rivive la compassione di Mosè quando vede il suo popolo senza pastore. Che bello vedere che Gesù cambia i suoi programmi, non quelli dei suoi amici. Sceglie di rinunciare al suo riposo non a quello degli apostoli.
Cosa offre alla folla? La sua compassione, prova dolore per il loro dolore. Prima di dare il pane Gesù dà la Parola, per saziare gli uomini e le donne che lo seguono. Non priviamo il mondo della nostra compassione! «Ciò che possiamo fare è solo una goccia nell'oceano, ma è questa goccia che può dare significato a tutta la nostra vita».
don Franco Bartolino
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