La Domenica di oggi vuole essere una lode allo Spirito Santo che fedelmente accompagna la vita della Chiesa e della Storia. Il vento gagliardo di cui parla la prima lettura (At 2,1-11) non ha mai smesso di soffiare su questi poveri discepoli di Gesù, distribuendo a ciascuno i doni e i carismi necessari per portare avanti il Regno inaugurato da Gesù.

E’ Spirito di unità perché, da sempre, riunisce la molteplicità delle  lingue in un unico ascolto rispettando le differenze e creando armonia nella distinzione. «Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi. Abitavano allora a Gerusalemme Giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto il cielo. A quel rumore, la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua».

  E’ Spirito di unità perché parla il linguaggio comprensibile a tutti e ad ognuno, per cui dobbiamo essere attenti a non confondere le lingue che ci dividono o ci distinguono  tra migliori e meno buoni, più capaci e meno capaci, santi e peccatori… No, lo Spirito parla in modo comprensibili perché parla la lingua di ogni popolo e nazione, riunendoli e donando la capacità di aprirsi all’unico e buon Pastore: Cristo Gesù.

La festa di oggi ci dice ancora una volta che il disegno Salvifico di Dio non finisce con la Passione e la glorificazione di Gesù alla destra del Padre, ma nell’effusione dello Spirito Santo che, attraverso la docilità dei discepoli fedele a Cristo, distribuisce nel mondo i frutti dell’Amore del Padre a tutta l’umanità.

«Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre. Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato» (Gv 14,15-16).

Gesù lascia chiara la missione della chiesa: vivere l’amore, l’ascolto alla Sua parola. Lo Spirito non è dato al mondo, ma ai discepoli, a quanti rispondono con amore all’amore del Padre, e cioè, a coloro che ascoltano la parola, che si lasciano abitare dalla parola, a coloro che diventano figli nel Figlio.

«Infatti tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio.  E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!». Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria» (cf. Rom 8,8-17).

Quello che è naturale in Gesù è grazia per noi, cristiani: apparteniamo a Dio e quindi, dobbiamo agire come figli di Dio. Abbiamo la forza dello Spirito che ci sostiene nel nostro cammino, che ci rende conforme all’immagine del Figlio, partecipando alle sue sofferenze per essere partecipi della sua gloria.

Manda il Tuo Spirito Signore, a rinnovare la Terra (cf. Sal 103/104)!

                                                                                                                                         suor Aparecida Da Silva

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