Ogni anno, in occasione della festa della Santa Famiglia “piccola Chiesa domestica”, come la definiva il Concilio Vaticano II, mi aspetto di ascoltare riflessioni che ribadiscono il ruolo della famiglia nella società, l'importanza della famiglia nella comunità cristiana, le difficoltà della famiglia, la crisi che la famiglia vive come istituzione, con tutti gli annessi e connessi del caso, che in genere si riducono alla presa in considerazione degli “ostacoli” della famiglia e delle loro ripercussioni sulla vita quotidiana. Per cui, dai pulpiti partono tutte le “filippiche” contro le separazioni, divorzi, convivenze, incomprensioni, mancanza di educazione cristiana dei figli, modelli affettivi alternativi alla famiglia, una società che ha fatto smarrire il senso di Dio all'interno della famiglia e via discorrendo, come se all'interno delle nostre famiglie ci fossero solo dei problemi, e come se i problemi fossero tutti ed esclusivamente legati al fatto che nessuno più si sposa in chiesa.

            Sinceramente, letture di questo tipo a me paiono limitate, se non addirittura fuorvianti. Di certo, non tengono conto dei molti elementi positivi presenti nelle nostre famiglie, pur con tutte le loro criticità. Ad ogni modo, anche quando esistono problemi molto grandi, soprattutto nelle relazioni tra genitori e figli, difficilmente si tiene conto di una cosa: che nemmeno cristianamente parlando esiste la famiglia “ideale”, e ancor meno possiamo prendere la Famiglia di Nazareth come “ideale” a cui ispirarci. Non lo possiamo farlo perché al suo interno vi era una concentrazione tale di effusione dello Spirito Santo che tutti quanti ce la sogniamo e poi, perché - più che di “ideale” - sarebbe meglio parlare di “modello” da seguire, nella consapevolezza che le loro fatiche con Gesù adolescente le hanno avute pure Maria e Giuseppe.

            “Perché ci hai fatto questo?”, dice Maria a Gesù dopo averlo cercato per tre giorni, prima fra i parenti e poi per tutta Gerusalemme. Mettiamoci dentro tutto ciò che vogliamo, in questa angosciata espressione di Maria, che spesso è molto simile alle urla di tante mamme e di tanti papà di fronte a comportamenti non esemplari dei figli: il nocciolo della questione sta nel fatto che occorre constatare come si investe sempre molto sui figli e sul loro futuro, ma spesso le loro scelte e i loro comportamenti si rivelano diversi da come noi li vorremmo. Credo che ogni genitore si faccia spesso questa domanda: dobbiamo indirizzare i figli verso scelte di vita che a noi paiono adeguate a loro, oppure dobbiamo impostare le nostre scelte educative su un'idea di libertà, per cui ognuno deve poter scegliere secondo le proprie inclinazioni, giuste o sbagliate che esse si rivelino?

            Il modello della Famiglia di Nazareth che emerge da quanto abbiamo ascoltato nel Vangelo di oggi si basa sull'idea che i singoli membri di una famiglia vanno lasciati liberi nelle loro scelte di vita semplicemente perché non ci appartengono. I figli non sono nostri, ma di Dio, ed è lui che dispone, secondo il suo disegno, della vita di ognuno di loro. Accettato e compreso questo concetto di fondo, ne consegue pure l'accettazione di quello che dalle letture di oggi ci viene proposto come “modello” di vita familiare.

            La vita di famiglia va vissuta come faceva Maria, “custodendo tutte queste cose nel suo cuore”, che fino a prova contraria è ancora il luogo in cui è presente amore. E come dice bene Giovanni nella seconda lettura, “se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio”. Significa che non sempre nella vita di famiglia riusciamo a capire i pensieri degli altri, le loro scelte e le loro inclinazioni, spesso nemmeno i loro sentimenti. Ma la vita va vissuta comunque con intensità, con fiducia e con amore, certi che Dio ci aiuterà a farci comprendere quale disegno ha su coloro che condividono con noi un pezzo di questo complicato ma entusiasmante sentiero della vita.

                                                                                                                            don Franco Bartolino

 

 

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