L’evento del battesimo di Gesù, che la liturgia del tempo di Natale ricorda, crea una forte connessione con la Pasqua. Il battesimo è esperienza di conversione per il perdono dei peccati attraverso un rito di morte, ma per Gesù le cose stanno diversamente.

Egli, infatti, «pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso… diventando simile agli uomini». Gesù è il Santo che santifica le acque dove si immergono i peccatori. Immergendosi anche lui in quelle acque e lasciandosi battezzare da Giovanni, sperimenta la morte dell’uomo vecchio e garantisce la creazione dell’uomo nuovo.

Il cielo che era stato spesso visto come uno sbarramento, come un limite invalicabile tra l’uomo e Dio, ora si spalanca o meglio ancora si squarcia, come accadrà al velo del tempio al momento della morte di Gesù.

Una nuova comunicazione s’instaura tra Dio e l’uomo attraverso quel servo umile che è venuto a rimuovere ogni barriera che si frapponeva tra i due, facendo della sua carne il luogo delle nozze tra l’umano e il divino.
           Da quei cieli aperti scende lo Spirito «che dà testimonianza» dell’identità di «colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con l’acqua soltanto, ma con l’acqua e con il sangue».

Gesù è venuto a riscattare il mondo donando la sua stessa vita. Mediante il suo sangue noi «abbiamo la redenzione, il perdono delle colpe, secondo la ricchezza della sua grazia». Mentre scende lo Spirito che muove tutta la missione di Gesù si ode la voce del Padre: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

Il Padre dialoga con l’umanità attraverso il Figlio il cui nome è «Amato». Ecco il lieto annuncio con cui si conclude il tempo di Natalenon ci sono sforzi da fare per tentare la scalata al cielo e raggiungere Dio, c’è solo da essere docili nel lasciarsi raggiungere dall’amore del Padre manifestato nel Figlio.

Soltanto Luca ci dice che Gesù, ricevuto il battesimo, «stava in preghiera». Proprio il Terzo vangelo ha un’attenzione particolare a questo aspetto: i momenti più decisivi del ministero di Gesù sono preparati o accompagnati da una preghiera più intensa: il suo battesimo, appunto, la scelta dei dodici, la domanda posta ai Dodici su chi è Gesù per la gente, la trasfigurazione, la passione.

Anche a noi cristiani è stata data la grazia dello Spirito. Anche per noi c’è una missione da compiere, nella chiesa e nel mondo. Chiediamo di conoscerla, come Gesù ha conosciuto la sua al Giordano, e di poterla vivere. Perché questo accada, il dono dello Spirito va sempre chiesto con insistenza: «il comportamento di Gesù che prega quando viene lo Spirito, deve servire da esempio ai credenti: il dono dello Spirito Santo infatti è la domanda essenziale della preghiera cristiana».                                                          

                                                                                                                                 sr Annafranca Romano

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