Di solito, se c'è di mezzo Dio, va sempre tutto bene. Eppure, quel giorno a Cana di Galilea, Dio c'era, ma la festa non andò poi tanto bene: a metà banchetto venne a mancare il vino, l'elemento della gioia, la bevanda che rende anche solo per un istante tutti amici. Ma se la gioia viene meno, anche la festa può trasformarsi in dramma. Come del resto avviene nella vita: si cerca sempre di essere felici, senza pensieri, si fanno i migliori propositi per cercare di vivere bene e poi, per colpa nostra o degli altri veniamo all'improvviso a contatto con problemi, a volte drammi che, quando sono veramente grandi e non sappiamo come fare a risolverli, ci fanno sembrare che tutto il mondo ci crolli addosso. Poi magari abbiamo ancora un po' di fede e ci chiediamo “Dov'e Dio?”: lo invochiamo, ma lui non risponde; poi ci accorgiamo che abbiamo osato oltre il dovuto e allora ci pare naturale ricorrere alla mediazione di qualcuno, di qualche santo tipo quelli che a volte risolvono anche i casi più disperati. Ultima, in fondo, ricorriamo alla più potente fra tutti alla Mediatrice di Grazia: almeno lei verrà ascoltata!
Invece, quel giorno, a Cana di Galilea, non c'è santo che tenga: il Figlio di Dio non ne vuole sapere, e risponde male anche alle richieste di una Madre premurosa: “Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora!”. “Ogni cosa a suo tempo”, sembra rispondere Gesù a sua Madre: perché mai dovrei stare lì a soddisfare immediatamente le richieste dell'uomo, capace di venire a cercarmi solo quando è in difficoltà? E difatti è vero: se Dio ci risolvesse immediatamente avremmo con lui un rapporto solo di convenienza: saremmo degli approfittatori che si servono di lui per ottenere i propri scopi, ma non ce ne importerebbe nulla di lui. E questo a Dio non va proprio a genio: avere fede in lui significa, anzitutto, avercelo a cuore, amarlo, nonostante tutto. Per ottenere il vino, ovvero le Grazie che chiediamo al Signore per la nostra vita, Maria ci invita a percorrere un cammino non sempre scontato: occorre dimostrare di avere pazienza e fiducia in Gesù, perché ci possa ottenere una grazia e così, Dio, alla nostra richiesta di vino, ci dice di riempire le anfore di acqua! Ma siamo proprio sicuri che qualsiasi cosa ci dica la dobbiamo fare?
Quelle anfore servivano per purificarsi prima del pranzo: ci hanno lavato dentro mani e piedi tutti quanti! E poi sono di pietra pesanti da smuovere come la Legge di Mosè e per di più sono sei ne manca una alla perfezione del sette, sono incomplete; ma la Grazia di Dio è così: si manifesta in forme e per strade completamente diverse da quelle che noi vorremmo. E non è finita, perché invece di darci subito il vino, dono della sua Grazia, vuole che ne facciamo assaggiare al direttore del banchetto: perché la Grazia di Dio si manifesta attraverso il rispetto e l'obbedienza all'autorità, anche se a noi piacerebbe saltarne la mediazione e arrangiarci a tu per tu con Dio. Ed è proprio qui che Dio ci stupisce, perché la sua Grazia ce la rivela attraverso la Chiesa, ma per mezzo di una mediazione potente, quella dei poveri servi.
Quell'acqua che serviva per la purificazione rituale dei Giudei, pesantemente custodita nei vasi di pietra della Legge, diventa vino, allegoria di quel Sangue sparso sulla croce che purificherà ogni uomo per Grazia, indipendentemente dalle opere della Legge. Ma a nessuno di noi sarebbe dato di gustare la bellezza delle opere di Dio se non ci fossero dei poveri servi che hanno la grazia di attingere per primi alla fonte della salvezza. Che Dio ci doni la grazia di non lamentarci mai del poco che abbiamo: perché oggi ci ha dimostrato cosa è capace di fare con un po' di acqua, attinta da sei giare, usate come catini per lavarsi, fatte di pietra dura e irremovibile, con l'aiuto di un gruppo di poveri servi e con la preghiera della Serva, non per niente “Donna”.
don Franco Bartolino
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