In tempi così difficili come questi che stiamo vivendo, circondati di tante incertezze, l’antifona introduttiva della Liturgia di oggi scende come balsamo sulle nostre paure, angosce, domande, inquietudini:

«Il Signore è il mio sostegno, mi ha portato al largo, mi ha liberato perché mi vuol bene» (Cf. Sal 17,19-20).

Come pellegrini di speranza siamo chiamati, in ogni tempo, a rendere viva la nostra fede nel Signore Risorto che mai ci ha lasciato i balia delle tempeste di questo mondo, ma con noi attraversa la Storia e i suoi cambiamenti politici, economici, sociali, naturali. Con gli occhi fissi su di Lui (cfr. 1Cor 15,54-58) sappiamo ancora una volta dare testimonianza che la morte è soltanto un passaggio necessario, non terrificante, per coloro che hanno vissuto nella costruzione del bene, nell’edificazione del Regno del Signore: ‘già ma non ancora’ è la realtà del cristiano in questo mondo edonista e diviso.

E la Chiesa, come madre, ci spinge a camminare insieme, mai da soli, mai come ciechi, mai come giudici, semplicemente e umilmente come fratelli e sorelle di ogni uomo e donna di buona volontà, coltivatori del frutto buono, sempre pronti a ravvedere l’incoerenza del nostro vivere e riprendere il cammino:
«Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.
Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: "Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio", mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello.
Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d'altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L'uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda» (Lc 6,39-45).

Donaci tanta libertà di spirito Signore Gesù, per affondare le radici del nostro cuore in quel Bene Eterno, capace di accumulare i tesori della Tua sapienza, per condividere con tutti i nostri fratelli e sorelle le tue opere di giustizia e di pace. Che il Tuo Spirito ci accompagni nel cammino quaresimale che stiamo per iniziare, affinché possiamo discernere e diffondere in noi e in torno a noi i frutti della Tua Bontà. Amen.

                                                                                                          suor Maria Aparecida Da Silva

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