In questa seconda domenica di Quaresima, ancora all’inizio del cammino, Gesù ci offre un bagliore della luce della Pasqua per darci coraggio mentre avanziamo lungo la via, alla sua sequela e ci viene fatta udire la voce del Padre che ci invita ad ascoltare il suo amato Figlio.   Non possiamo essere veramente cristiani e crescere nella conoscenza di Dio e nell’amore, senza ascoltare Gesù, il Figlio unigenito del Padre mandato a rivelarci il suo amore.

Nella nostra quotidianità i momenti della prova non mancano, li viviamo in noi e fuori di noi; che cosa ci permette di essere fedeli e perseveranti, se non la certezza profonda che oltre la notte, c’è sempre la luce di un nuovo giorno?  Il Padre invita i discepoli ad ascoltare la voce del Figlio, accogliendolo nella propria storia, obbedendo alla sua Parola, seguendolo sulla via della croce, nella certezza che essa li porterà a contemplarlo nella gloria. A questa esperienza possiamo attingere nei momenti del dubbio e nella fatica di credere e di sperare, fatica che il Signore non ci evita, ma che sicuramente ci abilita al combattimento in vista della gloria.

Il cammino della Quaresima ci riguarda personalmente ed è un vero processo di trasformazione interiore che ha come fine la trasfigurazione della nostra vita in Cristo. E’ un processo interiore che non può essere rimandato ed esige l’accoglienza quotidiana di ciò che l’apostolo Paolo indica come “una vocazione santa”.

Come Abramo, come Paolo sulla via di Damasco, come i discepoli che “caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore”, anche noi siamo chiamati a lasciarci trasformare dalla luce che risplende sul volto di Cristo. Il tempo di Quaresima è l’occasione per accogliere l’invito del Signore che ci conduce “in disparte” per farci vivere ciò che Egli stesso ha imparato da ciò che ha patito nel deserto della tentazione. La sua Parola: “Alzatevi e non temete” ci rincuora, ci ricorda che nei momenti oscuri non siamo soli, Egli è sempre al nostro fianco e sostiene il nostro cammino.

Signore Gesù, che prima della passione hai mostrato ai tuoi discepoli il tuo volto di gloria, invita anche noi a salire con te sull’alto monte della preghiera. Nel silenzio e nel raccoglimento, fa’ che sentiamo risuonare nel cuore la tua Parola, che è luce ai nostri passi e sostegno per affrontare con fede il quotidiano cammino della vita.

suor Annafranca Romano

Con questa prima domenica di quaresima dell’Anno A, siamo invitati a compiere il nostro viaggio verso la maggiore comprensione del nostro battesimo. In queste domeniche, infatti, vivremo l’itinerario dei catecumeni, di coloro che si preparano a ricevere il sacramento del battesimo, della penitenza e dell’eucaristia, da adulti, seguendo queste tappe: con oggi, siamo invitati a prendere coscienza dei nostri limiti e delle tentazioni che albergano nel nostro cuore; nella seconda domenica, la parola ci invita a riflettere sulla nostra condizione futura, quella della vita eterna, facendoci riflettere sulla trasfigurazione del Signore; liberi dalle tentazioni e aperti alla dimensione escatologica, nella terza domenica, con la samaritana,  siamo chiamati a riflettere sul dono dell’ “l’acqua viva”: Gesù, estingue la nostra sete con la sua presenza e la sua parola; nella quarta domenica, con il cieco nato, Gesù vince la nostra cecità; nella quinta domenica, con Lazzaro, siamo chiamati a risorgere per vivere un’esistenza rinnovata ad immagine del Figlio di Dio. Un bel cammino, direi, esigente, ma entusiasmante. Soffermiamoci, quindi, sul Vangelo odierno.

Gesù è condotto dallo Spirito nel deserto (v. 1); vive tre tentazioni che riassumono un po’ anche il nostro mondo interiore; la prima riguarda il pane (vv 3-4) e riguarda tutto ciò che materialmente ci affascina, tutto ciò che il mondo ci propone, abbagliando gli occhi della vista e del cuore! Ma riguarda anche il nostro agire! Satana infatti chiede al Signore di compiere un miracolo! Ma il Signore assume l’umano in tutto e se farà miracoli li farà per gli altri mostrando a tutti l’amore salvante di dio che si fa dono di prossimità. La seconda (vv. 5-7) è simile alla prima ma non è legata agli oggetti che il mondo ci propone, bensì alla gloria fatua e alla mania di grandezza che ognuno di noi vive e insegue per “essere qualcuno”! la terza (vv 8-10), è sulla possibilità di dominare gli altri così da poter “governare” tutto a nostro modo, secondo le nostre leggi! È la tentazione di chi pur compiendo il bene sceglie i mezzi sottili del male. Questo significa adorare satana! Il Signore invece ci ricorda che dobbiamo passare dalla logica del domino a quella del servizio. Questo significa convertirci!

A tutto questo Gesù risponde sempre con la Parola di Dio, una parola che anche satana conosce, ma che usa a modo proprio. Anche questa è una tentazione per noi: quante volte, infatti, facciamo dire alla Parola ciò che essa non dice solo per giustificare i nostri comportamenti? Ma tutto ciò non è vivere la Parola, bensì strumentalizzarla a proprio piacere! Solo la Parola, invece, può renderci forti dinanzi alle tentazioni che tante volte ci assalgono.

Ma oggi si parla ancora di tentazione? Ad uno sguardo all’intorno, a mio avviso, oggi tutto sembra lecito. Oggi si accoglie tutto come vero, bello, buono, senza soffermarci a riflettere se veramente lo è, se tutto ciò che sto decidendo è un bene per gli altri e per me. Manca il discernimento, la riflessione e ci buttiamo a capofitto in tutte le cose perché tutti fanno così! Preferiamo essere massificati anziché decidere in piena libertà.

La quaresima, allora, che ci chiede “conversione”, è il tempo propizio per ritornare a Dio con tutto il cuore, per abbandonare le pretese del “falso pane” che ci riempie, ma non ci sfama, per allontanarci dalla mera gloria che ci illude nel renderci persone importanti, ragguardevoli, mentre in realtà è solo gloria effimera, passeggera, per allontanarci dagli idoli che ci abbagliano, ma non ci indicano la vera Luce.

Non sprechiamo questa possibilità! Apriamo il nostro cuore alla Parola di Dio, ritorniamo a Lui e preghiamo sempre per tutta l’umanità bisognosa di pane, bisognosa di Dio!

suor Simona Farace

La Liturgia della Parola dell’VIII domenica del Tempo Ordinario è tutta impregnata dell’invito ad un affidamento totale al Signore, A partire dalla prima lettura dove il profeta Isaia afferma: “Sion ha detto: Il Signore mi ha abbandonato, il Signore mi ha dimenticato’. Si dimentica forse una donna del suo bambino, da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se costoro si dimenticassero, io non ti dimenticherò mai”. E poi ancora con il  Salmo 61/62 “Solo in Dio riposa l’anima mia…Lui solo è la mia salvezza, la mia roccia, la mia difesa, la mia speranza, il mio riparo sicuro, il mio rifugio”.

È un invito a vivere questa esperienza di fiducia in Dio che ci ama con amore materno, di affidamento totale a lui che non si dimentica di noi e ci protegge. Il brano del Vangelo di oggi, Mt.6,24-34, inizia con un’affermazione di Gesù che, con grande chiarezza, chiede al suo discepolo una scelta precisa: “Nessuno può servire due padroni… non potete servire Dio e la ricchezza”. Gesù ci mette in guardia dal denaro, se ci affidiamo solo a esso diventa inevitabilmente un idolo. Egli ci dice che le ricchezze, con cui pensiamo di rimuovere le inquietudini per il futuro, il più delle volte ne sono la causa principale e fanno apparire in noi paura e angoscia. Non si possono seguire due padroni, Dio e il mondo, perché entrambi hanno esigenze opposte: Dio è unico eterno e ci ama, mentre il mondo tende a creare idoli che, anche se inconsistenti, chiedono la nostra piena adesione, per cui non è possibile il compromesso. Il discepolo di Cristo sceglie Lui, Lui solo: scegliere Cristo significa entrare con lui nella relazione filiale con il Padre, una relazione che ha come logica la gratuità dell’Amore, opposta a quella del mondo. Chi sceglie Cristo, chi crede l’Amore, vive la vita come dono del Padre. A quelli che non vogliono cadere nell’inganno del mondo Gesù propone di affidarsi a Dio che, per mezzo di Lui, si rivela come Padre previdente, come fanno gli uccelli del cielo e i fiori del campo, il cui valore è di molto inferiore a quello degli uomini che Dio ha fatto a sua immagine e somiglianza. Il Dio Creatore non si dimentica mai della Sua creatura, se essa però si libera dagli attaccamenti non necessari, se essa alza gli occhi al cielo e guarda il mondo con gli occhi di Dio. Il cuore non può dividersi. Il Signore richiede ai discepoli un amore esclusivo, come d’altronde è il suo per noi. Essere liberi dalla schiavitù delle cose, vuol dire affidarsi totalmente a lui, mettersi nelle sue mani. La vera preoccupazione dei discepoli, dice Gesù, deve essere quella del regno, ossia della comunicazione del Vangelo, della edificazione della comunità e del servizio verso i poveri.

Poniamo allora nelle mani del Signore del tempo il nostro presente e il nostro futuro, la nostra vita e ogni nostra necessità, chiediamo allo Spirito di illuminarci per comprendere quali sono gli affanni inutili ai quali leghiamo la nostra vita e di insegnarci ad accogliere in ogni circostanza, fiduciosi nella provvidenza celeste, la Sua volontà.

suor Assunta Cammarota

Una serie di consigli e infine delle domande. Così si presenta il Vangelo di Matteo di questa settima domenica del tempo ordinario (Mt 5,38-48). Come sempre l’evangelista Matteo mette a confronto legge e novità, comandamenti e proposta di una nuova legge d’amore. Un confronto che porta al completamento, che continua sulla scia delle Scritture per arrivare  al cuore del messaggio di Gesù. Questo vangelo è il manuale per costruire vere relazioni fraterne. Per costruire è necessario aggiungere sempre, metterci il “di più” dell’amore, del dono, del dare, del perdono, il “di più” che è quell’eccesso d’amore che rende la vita autentica e gli uomini più uomini. Porgere l’altra guancia, lasciare anche il mantello, fare due miglia di strada, non voltare le spalle… Un continuo andare incontro con mitezza e rinuncia di sé.  Tutto questo fa la differenza, rende discepoli, seguaci del Maestro che aggiunge vita alla vita, amore al rispetto, gratuità al perdono.

Due poi le indicazioni precise per quelli che ci perseguitano: amare e pregare. Questa la proposta e lo stile che ci rende figli del Padre Celeste. Essere figli del Padre che è nei cieli nelle scelte concrete di ogni giorno, seguire le orme, imitarne lo stile. Sole e pioggia per tutti, questa è l’abbondanza dell’amore, dell’amore autentico, che non si dona in previsione della risposta, ma per la forza e il desiderio di dar vita sempre, comunque, a tutti. Allargare cuore, sguardo e mani; andare oltre la normalità, l’ovvio, il minimo o quello che riteniamo giusto ed  equilibrato. L’amore forse non è mai equilibrato, ma è sempre esagerato.

Che cosa fate di straordinario? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

Ci rende perfetti la capacità dello “straordinario”, ci rende perfetti la fiducia che Dio ha nei nostri riguardi chiedendoci, e non imponendoci, uno stile d’amore “diverso”. Dio ancora una volta scommette sul nostro cuore per far partire e ripartire, quando necessario,  quell’onda di nuova umanità che punta e fonda la vita su un modo inedito e affascinante di relazionarsi.

                                                                                   suor Giuliana Imeraj

Nel brano evangelico odierno incontriamo Gesù che porta a compimento la legge, superando una semplice osservanza. E’ nel cuore che si decide l’atteggiamento più vero e più radicale dell’uomo, è lì che bisogna portare l’attenzione. L’esortazione di Gesù a praticare anche i comandamenti più piccoli non nasce da una sensibilità rigorista o perfezionista, come se l’uomo dovesse tendere principalmente a non fare mancanze. Nasce, invece, da una motivazione eminentemente positiva, che dobbiamo abituarci a scoprire. Ogni pur minimo comandamento è luogo della manifestazione di Dio, è possibile luogo di incontro con Lui.

L’uomo è circondato dalla bontà del Signore che gli permette di aprirsi a Lui in ogni minima cosa. All’inizio si tratta di una vera e propria fatica, ma è una fatica liberante, che sprigiona energia, piuttosto che consumare. All’inizio si sente di più quanto è “stretta la via del cielo”, solo in seguito si scopre che “il suo giogo è soave e il suo carico leggero”.

La legge viene imposta all’uomo dall’esterno, Gesù punta, invece, alla volontà, al cuore. Le sue parole invitano il cristiano a qualcosa “di più”, a fare un passo avanti nella fraternità. Non basta non uccidere il fratello, occorre rispettarlo, non sentirsi superiori a lui. Si può uccidere il fratello relegandolo nell’isolamento, spegnendo il suo entusiasmo e i suoi progetti di bene. Non si può amare Dio se il fratello é disonorato, perché Dio è in ogni fratello che incontriamo, specialmente nei poveri, nei piccoli, negli umili, nei disprezzati…

Padre santo, che in Gesù, tuo Figlio, ci hai donato il compimento di ogni legge, fa’ che, nutrendoci del suo Corpo e del suo Sangue e meditando ogni giorno la divina Parola, siamo resi partecipi del suo stesso amore e capaci di scorgere in ogni uomo, un fratello che è stato salvato da Cristo a prezzo del suo sangue. Concedici un cuore nuovo e fa’ di noi i gioiosi testimoni della vera libertà che tu doni ai tuoi figli.

suor Annafranca Romano

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Nel nostro nome "Piccole Missionarie Eucaristiche" è sintetizzato il dono di Dio alla Congregazione. Piccole perchè tutto l'insegnamento di Madre Ilia sarà sempre un invito di umiltà, alla minorità come condizione privilegiata per ascoltare Dio e gli uomini.
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